Avere un blog è una cosa davvero strana. Tu pensi di raccontare, spiegare e poi ti trovi a scoprire, capire.
Luisa Carrada nel suo libro Il mestiere di scrivere parla di “Effetto blog” e dice
Fa percepire le cose in maniera diversa, aguzza la vista, affina la sensibilità, tiene all’erta i sensi.
Qualche giorno fa stavo scrivendo il primo articolo. Volevo costruire un discorso attorno al concetto di tecnologia, ma sentivo di avere bisogno di darle una voce, un nome.
Perché poi, che è sta tecnologia? Vuol dire tutto e niente. Non puoi parlare di qualcosa che nella tua testa non suscita sensazioni precise, non attiva i tuoi sensi.
Forse, in questo momento, potresti associare la parola tecnologia alla sensazione della tua mano che tocca lo smartphone o alla luce del display che ti scalda gli occhi.
Insomma, mi sono guardato intorno. Periodo Black Friday e Cyber Monday. Non si faceva altro che parlare di Alexa. Anche perché era lì, schiaffato nella homepage di Amazon.
La prima volta in cui mi sono imbattuto in questo aggeggio è stato forse due anni fa in una conferenza sul digital marketing. Ricordo che lo speaker (quello in carne ed ossa) ebbe non pochi problemi a comunicare con lo speaker (quell’altro, Alexa). Insomma quel coso funzionava solo in inglese ma comunque non capiva una mazza, non eseguiva bene gli ordini.
Risatine del pubblico, imbarazzo, quelle cose lì.
Ricordo anche di aver pensato: “Però, questo qui ha avuto un bel coraggio ad andare davanti a 500 persone e far parlare un prototipo di intelligenza artificiale. Praticamente un suicidio”.
Comunque, alla fine negli Stati Uniti quella roba ha spopolato. Si è evoluta parecchio. A quanto pare è pronta a diffondersi anche qui.
Insomma ero lì a scrivere il mio primo articolo. Guardavo video su YouTube un po’ a cazzum, finché mi sono imbattuto in questo commento.

Mentre lo leggevo ho pensato: cavolo, a 70 anni chiedere musica ad Alexa…wow
Poi proseguendo ho letto “a me aiuta la domotica in quanto ho la SM”
SM. Ho pensato. Uhm. Che roba è? Un adattatore?
Ho continuato a leggere ed ho capito.
Che pirla.
Sclerosi Multipla.
Cacchio. Io ho sempre immaginato che il progresso mi avrebbe portato a scenari così:
con una serie di comandi vocali mi faccio il caffè, faccio partire Netflix, Spotify, metto la Champions e ordino una pizza senza neanche dover togliere il braccio da dentro il tubo delle Pringles mentre prendo l’ultima patatina sul fondo e ne ordino altre 12 scatole su internet. Sì, tutto contemporaneamente.
E subito dopo mi sono detto
ma ci sono utilizzi davvero utili della tecnologia!
devo informarmi un pochino
sto scoprendo cose nuove e sono al primo articolo del blog
wow
ho voglia di Pringles.
Quindi, mi sono messo a fare qualche ricerca e ho scoperto che gli Home assistant, possono aiutare le persone in moltissimi modi.
In generale, se si parla di automazione della casa, si parla di domotica.
Secondo Wikipedia
La domotica, dall’unione del termine domus, che in latino significa “casa”, e del suffisso greco ticos, che indica le discipline di applicazione, è la scienza interdisciplinare che si occupa dello studio delle tecnologie atte a migliorare la qualità della vita nella casa.
Una persona con disabilità fisiche potrebbe dire:
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Accendi la luce!
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Metti una sveglia!
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Apri la porta!
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Abbassa le tapparelle!
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Chiama mia figlia!
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Fai partire il roomba!
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Accendi la tv!
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Leggimi un libro!
-
Metti la musica!
Se una persona dovesse avere qualche problema di memoria potrebbe dire:
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Ricordami la medicina ogni sera alle 21!
-
Spegni il fornello fra 40 minuti!
Giusto per fare qualche esempio eh.
Ho scoperto pure che ci sono anche un sacco di utilizzi per i bambini con problemi di apprendimento, ma di questo ne parleremo in futuro.
Tutto ciò è incredibile, capisci? Insomma, tu sei uno a cui il corpo per qualche motivo non funziona come dovrebbe, ma, per la prima volta nella storia dell’umanità puoi anche acquisire dei poteri nuovi! Tu ordini e quelli obbediscono. Diventi una specie di potentissimo megadirettore con poltrona in pelle umana.
Ci sono tanti aspetti della tecnologia che non conosciamo. O non ci facciamo caso. O non proviamo ad immaginare.
Spesso se senti la parola “tecnologia” ti si apre immediatamente un pop-up mentale con dentro il classico ragazzino ricurvo sullo smartphone, con l’aria imbronciata.
Glielo vorresti tirare in testa quello smartphone. Lo so che vorresti.
Così, senza motivo.
Spesso diciamo, con un tono un po’ dispregiativo, che quello smartphone è diventato un’estensione del braccio. Quella tecnologia è diventata una nostra estensione.
Spesso, però, ci dimentichiamo che questa estensione può farci arrivare dove non siamo arrivati mai.
Cose che puoi guardarti :
- qualche info sulla domotica per disabili
- nonna che ha un incontro ravvicinato del terzo tipo con l’intelligenza artificiale di Google
- Pringles su Amazon
- il link al libro di Luisa Carrada
- il video di Alexa dove ho trovato quel commento
- una serie di fail alle presentazioni Microsoft (oggi mi si è bloccato il pc e ho voglia di vendicarmi. Sì, sono una brutta persona)
La tecnologia ha senz’altro molte più facce di quante riesce ad immaginare ogni singolo individuo.
Certo l’immagine che balza agli occhi di chi non ha un bisogno “primario” dell’uso della tecnologia è esattamente quella del ragazzino ricurvo sullo smartphone; ma semplicemente perché se ne vedono veramente tanti (con questo non voglio dire che chi sia nato a cavallo del progresso tecnologico sia “immune”; anzi).
Proprio questo però mi porta a farmi la domanda opposta; può la tecnologia “creare” disabilità quando utilizzata in modo malsano?
Sempre più persone interagiscono offline sempre meno e spesso vedo utilizzare lo smartphone a mo di diversivo per tirarsi fuori da argomenti o semplicemente interagire con altri, ciò lo trovo assurdo.
Vero che ordinare le pringles mentre si pesca l’ultima sul fondo de l tubo è comodo, sarebbe ancora più figo ordinare anche tre, quattro birre e conversare con gli amici!
Per me van bene le classiche o a salsa barbecue 😉
Ciao Armando! Grazie per il commento. Hai centrato il punto. La tecnologia ha risvolti fantastici che non vediamo, ed altri decisamente meno fantastici, di cui abusiamo. È proprio ciò di cui vorrei parlare prossimamente.